Viale del tramonto

Gli antichi credevano ai segni del Fato che rivelavano la fine a coloro che nel bene e nel male, avevano segnato il destino di molti. Come avrebbero interpretato quello che è accaduto l’altro ieri, quando nelle prime ore del pomeriggio Silvio Berlusconi ha telefonato alla cerimonia per la consegna di borse di studio della fondazione John R. Mott , che si era svolta a Cosenza. Un disguido, forse un ritardo e la telefonata è arrivata mentre i tecnici stanno smontando il palco ormai vuoto che era stato allestito per i relatori e la premiazione; gli operai restano sorpresi, ridacchiano fra loro per la situazione che mette il presidente del Consiglio in ridicolo, mentre la sua voce continua ad arrivare attraverso gli altoparlanti, risuonando in una sala completamente deserta.

Ieri mattina invece, quando si è presentato in tribunale per il processo Mills, nessuna claque, nessun gruppo di devoti o fedelissimi ad acclamarlo, nessun discorso, nessuna battuta di dubbio gusto, nessuna barzelletta penosa, nessun proclama: Berlusconi è entrato da una delle porte secondarie del palazzo di giustizia, non una parola nemmeno ai giornalisti presenti in aula.

Me lo immagino così Silvio Berlusconi in questi giorni, con la faccia del Nerone di Ettore Pretolini, un dittatore-clown mesto e stanco che si toglie il cerone e il trucco dalla faccia, si sfila la parrucca, si toglie gli abiti di scena: il suo spettacolo non incanta più nessuno, lo hanno detto le amministrative, lo ha rivelato il quorum del referendum, la valanga dei si; l’immagine che si era costruita, di imprenditore di successo, di re Mida capace di trasformare tutto in oro, si sta distruggendo sotto i colpi del mondo reale fatto di disagi, rabbia, rivendicazioni di lavoratori, studenti, precari, che sta irrompendo e vuole riappropriasi della politica, col desiderio di partecipare, di sognare e progettare una società diversa. Ma non credo che guardandosi allo specchio, riuscirebbe a vedersi per quello che è realmente: un vecchio profondamente ammalato di narcisismo, di megalomania, senza etica, senza qualità, senza onestà e senso di dignità che ormai si avvia sul viale del tramonto in completa solitudine.
L’incantesimo è rotto e anche gli italiani che lo hanno osannato e votato, dopo 17 anni, riescono a vederlo per quello che è, forse per la prima volta, e lo lasciano ad un patetico finale.

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