di LEWIS JR
Aveva ragione Thomas Jefferson quando, in epoca non sospetta, vedeva nel futuro e scriveva “I sincerely believe, with you, that banking institutions are more dangerous than standing armies”. (Sinceramente credo come voi che le banche siano più pericolose degli eserciti schierati).
La possiamo chiamare speculazione internazionale ma stiamo vivendo una guerra, dove le banche e le loro propaggini sono come i generali e gli eserciti. I territori di guerra, li abbiamo tutti sotto gli occhi, sono i nostri Paesi, le nostre industrie, le nostre economie, e le vittime di guerra, gli ostaggi siamo noi.
Questa realtà è meno romantica di una campagna contro il cattivo speculatore, lo Shylock del terzo millennio: non si possono più fare guerre come una volta, quantomeno fra nazioni “amiche”. Quelle con bombe e pallottole o armi chimiche, le si fanno altrove, lontano dalle nostre città e dai nostri confini, con le scusa di esportare “benessere e democrazia”, per depredare risorse o dare denaro all’industria bellica. Le si fa nei Paesi cosiddetti arretrati, quelli che possiamo permetterci di chiamare “nemici”, dove la cultura consente ancora di concepire una guerra dove si mette in gioco la propria vita per difendere ideali più o meno condivisibili, o proteggere il proprio cibo e il proprio campo. Ma fra Paesi “civili” non si può più neanche minacciarla: son finiti i tempi del contrasto USA – URSS dove si mostravano armi sempre più evolute in un continuo balletto, son finiti perché son finiti i soldi ma è rimasta la voglia di supremazia, di prevalere sull’altro. Finita la corsa agli armamenti, finita la corsa agli immensi finanziamenti sottostanti. Meno soldi e meno vestiti sgargianti. Ma l’avidità resta la stessa, forse più potente di prima.
Siamo in guerra. La vecchia Europa ha fatto un grandissimo peccato di presunzione, con l’euro si era illusa di poter spiazzare il dollaro: una ambizione potenzialmente realizzabile, quindi pericolosa ed è diventata ingombrante per chi sul dollaro ha fondato le proprie risorse: gli Stati Uniti, ma non solo. I dollari sono nelle tasche di altri Paesi, come la Cina, il paese del liberismo più sfrenato, e altri; e allora è entrata in campo come un esercito la finanza internazionale. Chi ha i cordoni della borsa ha potere su chi di quella borsa ha bisogno. Quando gli Stati Uniti entrarono in crisi finanziaria per i noti problemi legati ai subprime, l’amministrazione Bush si rivolse alla Cina piuttosto che ai banchieri americani.
Quindi, salvata l’America, il passo successivo è stata la “compressione” delle ambizioni dell’Europa, minandone la sicurezza economica, producendo un clima che abbatte il morale, creando sfiducia. Le armi di questa guerra? Un assalto coordinato fra i vari eserciti a disposizione, cioè agenzie di rating, fondi sovrani, banche e altro. Si comincia con il calare il rating di un Paese: entra in crisi il suo debito, la credibilità delle imprese. A questo punto, il Paese è su un piano inclinato, che viene mosso ad libitum dalla famosa “mano invisibile del mercato”… Mano invisibile che non si vede perché non è del mercato stesso, ma di qualcuno che la muove come meglio gli conviene. La realtà è lì, e se la si guarda in questa ottica, è facile notare come la mano si sia mossa. Adesso, i Paesi europei di riferimento, ma più deboli e naif, sono in mano a professionisti che, guarda caso, hanno fatto pratica in una banca,la Goldman Sachs, che in USA è ben radicata, come lo è in Cina essendo stata la prima ad intervenire in quel Paese al momento delle privatizzazioni: se uno legge le biografie dei suoi amministratori e la storia della stessa banca, può ben cogliere il ruolo politico che questo istituto ha e può svolgere. Non è curioso come le agenzie di rating influenzino la politica di Sarkozy? Quando diventa troppo amico della Merkel, che da buona tedesca non cede fino a quando non le han ridotto la casa all’altezza di una cuccia da cani, un’agenzia abbassa il rating di Francia e Sarkozy, il giorno dopo, abbandona la Merkel e si avvicina agli altri europei.
Si, aveva ragione Thomas Jefferson: peccato che dalle armi ti difendi, mentre dalle banche no!
Si aveva ragione Jefferson , e noi siamo di fatto in guerra dentro e fuori dall’italia….
Da valutare anche però che tipo di risposte miopi e meschime sta dando l’Europa a questi attacchi e a questa ciris..mi pare che si sitia rivelando come l’Armata Brancaleone in riposta a questi feroci armate di banchieri assetati di sangue