Cammina in un deserto al freddo, avvolta da un mantello nero. I passi sono lenti. Il sole è un disco bianco e lontano vagamente avvolto da una nebbia sottile e fluttuante. Ovunque è silenzio. Sotto i piedi della figura, una sabbia bianca e asciutta. Non è alta, né bassa. Non grassa, né snella. Cammina senza direzione, con un respiro quasi silenzioso.
Sembra una donna ma è fatta di vetro.
Intorno a lei nessun essere vivente, né animale, né pianta. Solo, a volte, un sibilo di vento rapido e freddo: unico elemento di vita insieme alla figura che senza cambiare ritmo, procede, né lenta, né rapida sulla sabbia bianca. Intorno non si vede che deserto di sabbia, un cielo pallido sgombro di nuvole e opaco; quando il vento rapido e freddo scuote il mantello ne alza i lembi mostrando le caviglie diafane della figura. Se potessi toccarla, la sentiresti fredda. Se potessi toccarla ti accorgeresti che è fatta di cristallo. Ha piedi e gambe, e ventre, e seno e cuore, e braccia e viso di cristallo. I suoi pensieri sono solo schegge di vetro impazzite.
Se potessi alzare il mantello potresti vedere il suo corpo di cristallo ma solo quando si muove e la luce pallida la attraversa. Senza luce, una apparente pelle lattiginosa le ripara il corpo. Ma nessuna creatura vivente è in quel deserto con lei e nessuno sguardo si può posare su quella figura che forse non sa neppure di esistere. Non sente corpo e pensiero, non sa di esistere. Cammina e attraversa il deserto bianco di sabbia. Ha sete ma non c’è acqua che possa soddisfare la sua sete; ha fame ma non può cibarsi di nessun cibo. C’è qualcosa di vivo in lei. Se ti avvicini riesci a far attraversare al tuo sguardo quel corpo di vetro forse riesci a vederlo. A volte accosta il suo volto al vetro cercando di guardare il mondo attraverso.
E’ un guerriero in carne ed ossa ed è rinchiuso in quel corpo di vetro. Non sa dove si trova, sa solo che è rinchiuso e vorrebbe uscire. Non sa che la sua prigione è il corpo di una donna di vetro. Da tempo immemorabile è rinchiuso nel corpo della donna di vetro e non riesce ad uscire. Entrambi guerriero e donna di vetro non si conoscono, talvolta percepiscono la presenza l’uno del’altra. Se potessero entrare in contatto troverebbero per entrambi una via d’uscita. Ma non c’è una via d’uscita.
Se il guerriero dovesse liberarsi dalla sua prigionia romperebbe la donna di vetro facendola esplodere in mille pezzi.Se riuscissero a liberarsi potrebbero porre fine alla loro solitudine e viaggiare insieme, ponendo fine al deserto di sabbia. In quella gabbia di vetro è destinato a morire, si, prima o poi morirà restando come un peso di morte dentro quel corpo di vetro. Il vento solleva nubi di sabbia sottile, accarezza il mantello che aderisce alla figura di vetro, e allora puoi vedere i confini della figura.
Tutto comincia quasi sempre per caso.
Ad un tratto il vento solleva il mantello e lo fa volare via, e accarezzando il vetro comincia a farlo suonare, e il suono come un onda arriva alla gola di vetro, la figura spalanca la bocca di vetro e ne esce un suono: all’inizio acuto poi melodioso. In quella melodia la figura danza e canta e danza. I suoi piedi di vetro disegnano arabeschi sulla sabbia, immediatamente cancellati dal vento, ma lei canta e danza e disegna. E il canto diventa una voce che fa suonare tutto il corpo. E così, attraverso il suono, il guerriero esce e si trasforma in vapore, in nube e in pioggia.
Piove ora sul deserto e la pioggia cadendo sulla lattiginosa membrana vitrea trasforma quel corpo di vetro in carne, e mentre le dune fioriscono di prati e colori, e il vento diventa tiepido, lei sale sulla duna più alta trasformata in collina. Guarda l’orizzonte e lo vede per prima volta. E se potessi vederla, ora è una donna.
E’ sulla collina, i piedi radicati nella terra umida, sente la pioggia scivolare sulla pelle nuda, danza e segue il ritmo del vento con le dita come suonasse un arpa. Guarda e ascolta. Tutto intorno a lei è pieno di suoni e colori e lei guarda e ascolta.