Caro diario,
Correva l’anno 2014 e c’era un autunno innaturalmente caldo e piogge innaturalmente tropicali che frustavano il territorio italiano, già dissestato da anni di incuria.
Servizio pubblico era diventata una sevizia di noia pubblica. Dopo l’esilio su un circuito di tv locali il programma si era addomesticato su La 7. Puntata dopo puntata, Santoro aveva imboscato Travaglio spingendolo verso la mezzanotte mentre una noiosa sequenza di mummie faceva da comparsa in prima serata, indisturbata. Non avevo più seguito il programma ed ero in buona compagnia. La causa era stata la disaffezione progressiva da tedio e delusione. Ma quel giovedì, 16 ottobre, mentre preparavo un castagnaccio, avevo premuto il tasto 7 del telecomando. Quella sera, Servizio Pubblico si occupava della ferita della gente di Genova, massacrata dall’acqua e dalla corruzione e per spirito di solidarietà e vicinanza a chi aveva perso tutto, avevo voluto seguire la trasmissione.
Me ne ero subito pentita ma il castagnaccio reclamava la mia attenzione e il telecomando era ignavo.
Avevo ascoltato un imbarazzante Paolo Villaggio che, in tenuta da guru, aveva snocciolato il sermone del suo giovanile ricordo vanitoso, quando era andato nel Polesine a portare aiuto. Mentre con la frusta mischiavo uvetta e pinoli all’impasto, avevo ascoltato della sua senile invidia per la giovane età degli angeli del fango. Generosi ragazzi fra i quali c’erano molte ragazze che si erano adoperate con la pala, ma Servizio Pubblico non le aveva invitate perchè nell’escludente immaginario maschile gli uomini narrano le loro azioni ma le ragazze non devono narrare le proprie.
Il castagnaccio era nel forno, mi ero stesa sul divano quando la telecamera aveva inquadrato qualcuno che mi aveva causato un avvilimento tremendo. Era la faccia di Burlando, una mummia tra le mummie che continuavano, purtroppo, ad avere spazio di menzogna nell’agorà televisivo.
La mia psiche si era difesa e, come corpo morto cade, ero sprofondata nel sonno. Il mio inconscio era arrivato in soccorso: Burlando, no! Ora dormi! Mi ero risvegliata dopo la fine della puntata e non avevo visto la lite tra Santoro e Travaglio ma ne avevo letto il giorno dopo. Santoro aveva pubblicato poche righe sul sito del suo programma: ‘Dai figliolo, ti perdono, torna quando vuoi’.
Travaglio dal canto suo, aveva scritto un pezzo col piglio di chi si sente dolorosamente un incompreso.
L’auspicio di molti e molte era che ammazzasse (virtualmente) questo “padre televisivo” e non rispondesse scelleratamente all’invito di tornare.
Nel frattempo Servizio Pubblico affondava mestamente tra i relitti dei logori talk show con i politici: quelli di lunedì, di martedì, di mercoledì, di giovedì ….. che sonno.
@nadiesdaa
😛
La televisione dovrebbe essere sradicata da ogni casa e gettata nella raccolta differenziata