Dopo dieci anni ho lasciato la presidenza dell’associazione Demetra, resterò continuando a svolgere attività ma è momento di fare un bilancio. Il 17 ottobre scorso le donne del centro antiviolenza hanno festeggiato il decimo compleanno dell’associazione ed hanno ricordato le difficoltà dei primi anni quando partirono da zero con le idee chiare e una montagna di lavoro da scalare insieme alle resistenze di chi non capiva perché proprio a Lugo, nella Bassa Romagna dovesse essere aperto un centro antiviolenza.
Ricordo ancora le obiezioni che venivano sollevate (talvolta anche adesso) con scetticismo da chi non credeva che in Romagna potesse esistere il problema della violenza contro le donne. Le donne maltrattate in famiglia erano una questione che riguardava i meridionali, gli extracomunitari, gli alcolisti, i tossicodipendenti o forse i pazzi, comunque gli altri : “qua da noi? Ma no!” . Quando parlavo in pubblico osservavo chi mi ascoltava e a volte vedevo piedi che si muovevano di continuo sotto le sedie, gambe che ballavano nervosamente, sguardi che venivano distolti dal mio. In un apparente calma silenziosa c’erano donne e uomini che in qualche modo venivano toccati dall’argomento. E alla fine c’era sempre qualcuno che mi domandava se poteva parlarmi in privato per dire quello che aveva vissuto nell’ infanzia oppure che aveva una figlia, una sorella, una madre, una zia, una cugina che in quell’inferno ci viveva da anni.
Quelle obiezioni “qua comandano le azdore” e ancora “qua le donne hanno fatto le partigiane” erano negazioni che scivolavano via mentre noi accoglievamo le donne al centro antiviolenza. Dal 17 ottobre del 2005 al 30 settembre 2015, di giorno in giorno abbiamo ricevuto richieste di aiuto da 610 donne. Dal 2007 abbiamo ospitato in emergenza 51 donne e 51 tra bambini, bambine o adolescenti. Il progetto di emergenza che abbiamo chiamato Pegaso ha attivato un protocollo di intervento tra forze dell’ordine, il pronto soccorso e Demetra e se una donna si allontana da casa (talvolta viene buttata fuori casa) per proteggere sé stessa o i figli può chiedere ospitalità e non tornare a casa. Il coronamento degli interventi a sostegno delle donne è arrivato nel 2014 con l’apertura della Casa Rifugio Kalimera che ha già ospitato 6 donne e 6 bambini.
Ci sono altri progetti a cui partecipiamo insieme al Coordinamento dei Centri anti-violenza dell’Emilia-Romagna: lo Sportello lavoro per aiutare le donne a trovare un’occupazione perché quello dell’ indipendenza economica è uno dei problemi più grandi che le donne devono affrontare con la separazione eppoi l’Osservatorio regionale che raccoglie dati statistici con una scheda di rilevazione dati comune a tutti i centri anti-violenza emiliano-romagnoli.
Le difficoltà più grandi che dobbiamo affrontare continuano ad essere legate al reperimento di fondi perché i 36mila euro che vengono erogati (solo dal 2014) dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna non sono sufficienti a sostenere tutte le attività del centro e quindi va fatto un lavoro costante di fund raising ma c’è anche un’altra risorsa fondamentale che dobbiamo curare ed è quella umana. Le operatrici vanno incontro ad un’attività che richiede una grande disponibilità di tempo, (nel 2014 sono state quasi tremila le ore di volontariato svolte complessivamente per il centro antiviolenza) non sono immuni da possibili rischi e sono esposte a burn-out.
Il lavoro di rete tra il centro anti-violenza e le istituzioni va rafforzato e migliorato per individuare lacune e criticità e per questo dal gennaio del 2015 ci troviamo ogni tre mesi ad un tavolo inter-istituzionale per parlarne. Infine vanno aumentati i posti letto per donne vittime di violenza. Secondo le direttive internazionali dovrebbe esserci un posto letto ogni 7500 abitanti e nel nostro territorio con 105mila abitanti dovremmo averne 13 posti invece dei 6 attualmente disponibili con la nostra struttura.
Un altro obiettivo è quello di aumentare gli interventi a sostegno della violenza contro le donne anziane e contro le adolescenti perché fino ad oggi sono state soprattutto le donne tra i 25 e i 55 anni a rivolgersi al nostro centro antiviolenza e vanno individuate strategie per agevolare l’emersione della violenza tra anziane e giovanissime.
Si gira pagina e gli obiettivi da raggiungere sono ancora molti.
@nadiesda