Sto andando in posta a fare una raccomandata e attraversando piazza del Popolo, come sempre assorta nelle incombenze del lavoro, vengo investita dal delicato profumo di cacao. Alzo lo sguardo e vedo bancarelle cariche di promesse al cioccolato. Stecche al fondente e alla nocciola, aromatizzate da scorze d’arancia, di limone o alla cannella, confetti al cioccolato bianco, al latte, fondente e ancora, ripieni di nocciola, mandorla o di gocce di ruhm, eppoi le vedo: le promiscue praline. Delizia del palato: cioccolato che si accoppia senza alcun pudore al cocco, al pistacchio, alla nocciola e anche al caffè.
Sono capitata nel bel mezzo degli stand della festa del cioccolato e vengo a sapere per la prima volta che la fanno da ben otto anni a Ravenna (ma dov’ero?). La raccomandata può aspettare.
Una ragazza dietro ad un bancone tenta i e le passanti offrendo cucchiaini di cremino ed io incantata dal canto di questa sirena , assaggio. Morbido velluto che si scioglie sul palato, un rosso tramonto, un abbraccio caldo, una melodia dolce, un profumo violaceo che sale nelle narici, seducente droga che innesca sinestesie.
Cacao. Non era chiamato il cibo degli dei? Cedo e prendo un sacchetto di praline che costano un occhio della testa, mi pento di non aver chiesto il prezzo prima ma solo per qualche minuto, poi il senso di colpa scivola via. Arrivo a casa e custodisco le praline in una credenza. Vorrei un contenitore degno di accoglierle ma non ne ho. Restano in clandestinità nel sacchetto come preziosi in una scatola di cartone.
E la sera dopo cena, mi regalo un assaggio e per qualche giorno, fino ad esaurimento della mia piccola scorta, aspetterò quella piccola pausa serale.
Cibo degli dei, un piccolo assaggio di Paradiso, almeno qua in terra.
@nadiesdaa