Si stimano non c’è che dire. I nostri politici e i loro compari di casta, cosca e cricca, se le cantano a squarciagola a mezzo stampa o se le sussurrano in conversazioni private insieme ai loro clientes o i piduisti vari con cui scambiano favori, tessono accordi indicibili per dilapidare denaro pubblico sperperato in appalti truccati, opere pubbliche inutili, viaggi su aerei di Stato, beni di lusso, case acquistate a loro insaputa, incarichi pubblici affidati a inetti o parenti, regalìe a troie di regime da letto e da voto, transazioni in moneta sonante derivate da corruzione, e tutto il malaffare che non è elencabile per carenza di spazio.
Alcune chicche recenti le abbiamo conosciute e lette grazie ai microfoni lasciati inavvertitamente accesi o da intercettazioni telefoniche per le indagini su queste infinite cloache a grappolo in cui loro sguazzano beati, ma che ci piovono addosso avvelenandoci. “Brunetta è un cretino” è di ieri il lapidario giudizio di Giulio Tremonti ministro del tesoro riferito a Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione. Qualche mese fa, con “Vajassa” (ovvero in gergo napoletano serva, domestica o anche prostituta) Mara Carfagna,ministro della Pari Opportunità si rivolse ad Alessandra Mussolini, deputata del Pdl ; nei complimenti più celebri delle intercettazioni troviamo: “……è sempre più’ matta” di Luigi Bisignani, riferendosi a Mara Carfagna, eppoi ancora “E’ una stronza brutta, è mostro, è una mignotta come poche” riferito sempre da Bisignani ad una altra ministra: Michela Vittoria Brambilla. Flavio Briatore, invece così’ apostrofava l’amica Daniela Santanché in una conversazione telefonica: “E’ una cretina non si merita un cazzo”.
In “archivio”, ricordiamo i complimenti rivolti dalla odalisca favorita del bunga bunga di Arcore, nonché consigliera regionale pdl, Nicole Minetti, a Berlusconi: “Ha la faccia tosta e il culo moscio” e come non ricordare, “Parla come un ubriaco da bar è la Vanna Marchi della politica italiana” rivolto da Silvio Berlusconi al fedele alleato di sempre Umberto Bossi o ad esempio “Rocco Buttiglione è un mentecatto doppiogiochista” sempre pronunciata dal nostro premier. Ma queste erano scaramucce dei lontani anni ’90, quelli che con gli occhi di adesso, ci appaiono come gli anni dell’innocenza. Chissà quanti apprezzamenti ed attestati di stima ci saremo persi, mormorati nei corridoi dei palazzi della politica.
Come gli appartenenti ad una volgare e miserabile banda vincolata dall’omertà per le azioni immorali e illegali di cui si macchia, si spartiscono il bottino e si detestano. Osservando lo spettacolo disgustoso che stanno dando da anni, questi bestioni e i loro parassiti che hanno eletto a loro habitat, gli ambienti della politica, assomigliano a quei dannati ben descritti da Dante nei gironi infernali, stretti gomito a gomito nelle varie bolge, immersi nella merda o nel sangue, mentre partecipano a risse con colpi, insulti e sputi. Ognuno vede l’aspetto laido dell’altro, ma purtroppo non vede il proprio. Se così fosse, si vergognerebbero a mostrarsi in giro, consapevoli che gli abiti costosi, gli accessori e i gioielli che tanto amano indossare, le auto di lusso su cui viaggiano, non sono sufficienti a regalargli nemmeno una parvenza di dignità. Così a loro spetta l’abisso e l’inferno morale delle loro bassezze, mentre a noi l’ inferno reale: quello della disoccupazione, dei licenziamenti, dei feroci tagli al welfare, alla scuola, alla sanità, l’inferno della disgregazione sociale, e forse del crollo dello Stato. Peccato che non possiamo permetterci il privilegio dell’indifferenza, di guardarli e passar oltre senza curarci di loro, come suggerì Virgilio a Dante. La nostra indifferenza alle loro sudice pratiche politiche è durata troppo, e ci costerà un durissimo contrappasso.