
Giovedi’ 15 agosto, ho casualmente ascoltato un programma radiofonico su un emittente che ho saputo in seguito, essere conosciuta per un programma pomeridiano particolarmente triviale che intrattiene gli ascoltatori con battute del tipo “cazzoculofiga” condite da sessismo e razzismo a profusione.
Erano le 11,20 e i due conduttori hanno cominciato a parlare di Federica Pellegrini e della polemica per il compenso di tremila euro per le due medaglie d’oro vinte nel 2009, ai mondiali di nuoto.
Ad un certo punto hanno commentato la notizia che la Pellegrini si fosse arrabbiata con la FIN (Federazione Italiana Nuoto) perche’ fa fatica e si allena : “a dorso, a delfino e a ...pecora”.
L’allusione e’ stata volgare, grassa, e soprattutto deprimente per il sessismo. I due speakers mentre commentavano una notizia di sport e parlavano di una olimpionica, non sono riusciti a fare a meno di alludere alla sua sessualita’ con una battuta sgusciata via dai loro cervelli come un rutto non trattenuto dal filtro del buon gusto, della buona educazione ma soprattutto dell’intelligenza.
Sono state scritte pagine e pagine sulla rappresentazione della donna come un oggerto sessuale nei media e la violenza del linguaggio sessista che vuole annichilire la donna ad una funzione sessuale. Un linguaggio pervasivo di cui non sempre si percepisce la violenza e la denigrazione nei confronti delle donne e che e’ diventato di uso comune.
Un linguaggio violento, specchio dei tempi involuti che viviamo e che ha sdoganato anche omofobia e razzismo: un caso evidente lo abbiamo visto con le ingiurie rivolte alla ministra Kienge. Attaccata perche’ donna e nera.
Abbiamo coccolato e coltivato una oligofrenia culturale che percepisce il rispetto dell’altro, il disgusto per pregiudizi e le denigrazioni razziste, sessiste, religiose eccetera , come un ingombrante ‘politicamente corretto’. Insultare gli altri o augurargli violenze pare essere diventato un atto liberatorio. Ma non esiste liberta’ se con le parole o le azioni neghiamo la dignita’ agli altri. Ed e’ purtoppo abituale ascoltare quel linguaggio in tv, leggerlo sui giornali, sul web e ascoltarlo per radio.
Quei due speakers, come tanti altri che hanno grandi responsabilita’ per il lavoro che svolgono nel mondo dell’informazione dovrebbero essere attenti ai contenuti che trasmettono a chi legge, guarda o ascolta.
Ma troppi quando sono on line o con i microfoni aperti hanno i cervelli completamente spenti.
Nadia Somma
il problema non nel “cazzoculofiga” in sè ma è il contesto in cui viene usato.
Il politicamente scorretto va saputo usare..questi non lo sanno usare
Il politicamente scorretto non si usa, punto. Pazienza per chi lamenta mancanza di umorismo e rigidita’ mentale: ma la satira si fa contro i potenti, e solo gli ebrei hanno diritto alle battute sugli ebrei, ecc .
infatti io ho detto che dipende dal contesto: “negro” in bocca a un personaggio di un film di tarantino è una cosa, in bocca a borghezio è tutt’altro
@paolo certo si deve guardare il contesto. Il problema e’ che in Italia da troppi anni, la politica ha legittimato linguaggi violenti, (che si sono accompagnate non a caso, a distorsioni delle leggi, violazione dei principi costituzionali), ed anche il mondo dell’informazione ha seguito quelle orme. Ma e’ un grave errore considerare il rispetto degli altri una questione di banale conformismo. A me i nostri anni ricordano tanto quelli che precedettero il fascismo. Alle parole seguono sempre i fatti