Affido condiviso, il ddl Pillon non consegni i bambini a genitori violenti

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“Verrebbe da dire avete voluto l’autonomia? Ora godetevela”. Queste le parole che il senatore Simone Pillonfirmatario del disegno di legge su separazione e affidamento di figli, scrisse mesi fa su Facebook. Eppure le separate hanno ben poco da godere perché non sono tutte Veroniche e Ivana (Trump). La separazione impoverisce gli uomini ma le donne separate sono più povere, ce lo dicono i dati Istat. Che cosa dovrebbe “godersi” una precaria a 500 euro di stipendio al mese? Un’operaia? Una colf? Una disoccupata? Una donna licenziata per aver scelto di fare un figlio?
Solo il 60% delle donne separate lavora perché molte perdono il lavoro con la maternità e buona parte ha lavori precari, dov’è tutto questo lusso? E’ forse per punire le donne e le loro scelte autonome che è stato imbastito un obbrobrio di legge che farebbe calare il silenzio sulle violenze consegnando i bambini a maltrattanti?

Tre giorni fa,Niccolò Patriarchi ha ucciso il figlio Michele, di un anno, e ferito la compagna mentre la figlia maggiore, di sette anni assisteva alla sua violenza. Le famiglie, purtroppo, non vivono tutte nel solare e sereno mulino bianco ed ora il disegno di legge Pillon minaccia le tutele per i minori vittime di violenza.

Il 17 settembre scorso anche il Movimento per l’Infanzia l’Unione nazionale della Camere minorili (Uncm) hanno criticato il testo mal scritto e rozzo che vorrebbe stravolgere il diritto di famiglia in nome della bigenitorialità. Ma se è giusto accogliere le istanze di padri che vogliono essere maggiormente coinvolti nella vita dei figli, il ddl Pillon è la risposta sbagliata ed è strumentale a ben altro: il controllo delle donne e la deresponsabilizzazione dei genitori violenti.

Il bambino dovrebbe frequentare comunque il genitore che ha commesso violenza. Ma il ddl mira a sottrarre la famiglia alla giurisdizione e spinge verso il ritorno all’orrida tradizione che tra vizi privati e pubbliche virtù, lavava i panni sporchi in famiglia. E qualora un genitore perdesse l’affidamento per violenza potrebbe avere il diritto di stare col figlio, così prevede il ddl. I figli diventano un possesso da reclamare a prescindere da qualunque responsabilità. E se è auspicabile il recupero della figura genitoriale questo non può avvenire senza percorsi di consapevolezza, verifiche e valutazioni da caso a caso.

Il presidente del Movimento per l’Infanzia ha pubblicato un documento nel quale
critica il ddl Pillon passo passo.
L’Uncm giudica contraddittoria la riforma che vorrebbe “almeno a parole garantire la persona minore, soprattutto con riferimento al diritto alla bigenitorialità, e rappresenta ed afferma invece in ogni articolo il punto di vista dell’adulto in termini economici e patrimoniali” e stigmatizza l’idea di bambini divisi “esattamente a metà come un qualsiasi oggetto e/o mobile della casa familiare”. Non risparmia critiche alla mediazione, obbligatoria e con i costi in capo alla coppia: “il delicato procedimento di mediazione familiare è svilito a condizione di procedibilità di una domanda giudiziale, con ciò inficiando la stessa natura e struttura della mediazione familiare presuppone come condizione necessaria la volontarietà e spontanea disponibilità emotiva dei partecipanti e l’assenza di qualsivoglia forma di violenza e/o grave conflitto tra le parti; divenendo in tali casi controproducente e strumento di rafforzamento del conflitto”.Che cosa significherebbe l’approvazione del DDL Pillon ce lo ha spiegato  Linda Laura Sabbadini, statistica italiana ed editorialista sulla Stampa, durante la sua intervista a Geo condotta da Sveva Sagramola su Raitre (cliccare sul video qui sotto).
@nadiesdaa

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