
Solo il 60% delle donne separate lavora perché molte perdono il lavoro con la maternità e buona parte ha lavori precari, dov’è tutto questo lusso? E’ forse per punire le donne e le loro scelte autonome che è stato imbastito un obbrobrio di legge che farebbe calare il silenzio sulle violenze consegnando i bambini a maltrattanti?
Il 17 settembre scorso anche il Movimento per l’Infanzia e l’Unione nazionale della Camere minorili (Uncm) hanno criticato il testo mal scritto e rozzo che vorrebbe stravolgere il diritto di famiglia in nome della bigenitorialità. Ma se è giusto accogliere le istanze di padri che vogliono essere maggiormente coinvolti nella vita dei figli, il ddl Pillon è la risposta sbagliata ed è strumentale a ben altro: il controllo delle donne e la deresponsabilizzazione dei genitori violenti.
Il bambino dovrebbe frequentare comunque il genitore che ha commesso violenza. Ma il ddl mira a sottrarre la famiglia alla giurisdizione e spinge verso il ritorno all’orrida tradizione che tra vizi privati e pubbliche virtù, lavava i panni sporchi in famiglia. E qualora un genitore perdesse l’affidamento per violenza potrebbe avere il diritto di stare col figlio, così prevede il ddl. I figli diventano un possesso da reclamare a prescindere da qualunque responsabilità. E se è auspicabile il recupero della figura genitoriale questo non può avvenire senza percorsi di consapevolezza, verifiche e valutazioni da caso a caso.