Solo il 60% delle donne separate lavora perché molte perdono il lavoro con la maternità e buona parte ha lavori precari, dov’è tutto questo lusso? E’ forse per punire le donne e le loro scelte autonome che è stato imbastito un obbrobrio di legge che farebbe calare il silenzio sulle violenze consegnando i bambini a maltrattanti?
Tre giorni fa,
Niccolò Patriarchi ha ucciso il figlio
Michele, di
un anno, e ferito la compagna mentre la figlia maggiore, di
sette anni assisteva alla sua violenza. Le famiglie, purtroppo, non vivono tutte nel solare e sereno mulino bianco ed ora il disegno di legge Pillon minaccia le tutele per i minori vittime di violenza.
Il 17 settembre scorso anche il Movimento per l’Infanzia e l’Unione nazionale della Camere minorili (Uncm) hanno criticato il testo mal scritto e rozzo che vorrebbe stravolgere il diritto di famiglia in nome della bigenitorialità. Ma se è giusto accogliere le istanze di padri che vogliono essere maggiormente coinvolti nella vita dei figli, il ddl Pillon è la risposta sbagliata ed è strumentale a ben altro: il controllo delle donne e la deresponsabilizzazione dei genitori violenti.
Il bambino dovrebbe frequentare comunque il genitore che ha commesso violenza. Ma il ddl mira a sottrarre la famiglia alla giurisdizione e spinge verso il ritorno all’orrida tradizione che tra vizi privati e pubbliche virtù, lavava i panni sporchi in famiglia. E qualora un genitore perdesse l’affidamento per violenza potrebbe avere il diritto di stare col figlio, così prevede il ddl. I figli diventano un possesso da reclamare a prescindere da qualunque responsabilità. E se è auspicabile il recupero della figura genitoriale questo non può avvenire senza percorsi di consapevolezza, verifiche e valutazioni da caso a caso.
Andrea Coffari, avvocato e presidente del Movimento per l’Infanzia, lo dice con la voce rotta dall’indignazione: “Questa legge aderisce alla propaganda ideologica adultocentrica e negazionista sulle false accuse retta su dati totalmente privi di fondamento. Tutte le ricerche scientifiche svolte in occidente sulla “false accuse” dimostrano sono una percentuale fisiologica presente in tutti i tipi di reato, che va dall’1% al 7% dei casi”. Anche Fabio Roia, magistrato del Tribunale di Milano ha bollato come fake newsquella propaganda che da anni punta il dito contro le “false denunce” ed ha chiarito che “è improprio parlare di denunce archiviate come di calunnie” che nella sua esperienza trentennale “rappresentano una percentuale bassissima di casi”.
Il presidente del Movimento per l’Infanzia ha pubblicato un documento nel quale
critica il ddl Pillon passo passo.
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