Il caso della magistrata Sinatra mostra lo squilibrio di potere dietro alle molestie sessuali 

La vicenda della procuratrice del tribunale di Palermo, Alessia Sinatra, censurata dalla sezione disciplinare del Csm (Consiglio superiore della magistratura) per aver tenuto un comportamento “gravemente scorretto” nei confronti di un collega che l’ha molestata sessualmente (per approfondire l’articolo sul Fatto quotidiano) è la cartina di tornasole dei reali rapporti di forza tra uomini e donne ovunque si declinino: nelle strade, nelle relazioni sentimentali o nei rapporti di lavoro, nella fabbrica o durante un convegno di magistrati. Le molestie sessuali (come la violenza) sono il sintomo delle asimmetrie di potere fra i generi che si perpetuano non solo mentre viene commesso l’atto, esercizio di dominio fine a se stesso, ma soprattutto dopo.

La stragrande maggioranza delle molestie viene taciuto, eppure il silenzio delle donne parla della vergogna per l’umiliazione, della paura di non essere credute, della certezza di essere giudicate o guardate con sospetto. L’Istat ha misurato la portata e la trasversalità del fenomeno delle molestie sessuali: in Italia 8 milioni di donne e 816mila donne hanno subito molestie sui luoghi di lavoro. Le molestie sul lavoro sono svelate dal 20% delle vittime; la violenza invece viene denunciata solamente dall’11,8% delle donne. Che cosa accade quando una donna svela, denuncia, rompe quel silenzio che serve a custodire il decoro di istituzioni, della famiglia, dell’azienda e a garantire che non si incrini l’immagine del molestatore se questo è un uomo di potere o peggio se è un uomo delle istituzioni? Giulia Blasi ricordava qualche giorno fa, commentando la sanzione inflitta alla procuratrice Alessia Sinatra, la vicenda paradossale di “Angela Aparecida Rizzo, la carabiniera che nel 2018 è stata sottoposta a procedimento disciplinare per aver parlato delle molestie subire da un superiore. Motivazione: avrebbe leso il prestigio istituzionale dell’arma”.

I percorsi di svelamento di una molestia, così come di una violenza, cominciano sempre con il pagamento di un sorta di pedaggio e non sempre si concludono con il riconoscimento del danno o dell’offesa. Dalle donne ci si aspetta che siano al di sopra di ogni sospetto perché svelando la prevaricazione mettono in crisi un ordine gerarchico sociale e non è un caso che solo quando la molestia sessuale viene commessa dagli ultimi, da immigrati o da balordi, viene riconosciuta più facilmente. Le reazioni alle molestie subite da decine di ragazze a Milano durante il Capodanno del 2021 sono state ben diverse da quelle per le molestie denunciate da decine di donne durante il raduno degli alpini a Rimini. La credibilità non dipende solo dalla qualità della testimonianza delle vittime, ma anche dalle aspettative e tra queste l’aspettativa che non provino rabbia o sentimenti di vendetta nei confronti di chi le ha umiliate.

Durante il Convegno di Verona realizzato da DiRe il 19 novembre 2022 per presentare il report sulla vittimizzazione istituzionale realizzato da 35 centri antiviolenza, Raffaele Sdino, presidente della sezione civile del Tribunale di Napoli, diceva che il sentimento di vendetta in chi ha subito un trauma o un’offesa è del tutto comprensibile eppure continua a essere stigmatizzato nelle donne che denunciano.

L’ex procuratore Giuseppe Creazzo era stato sanzionato nel 2021 con la perdita di due mesi di anzianità per aver “leso la propria immagine e il prestigio dell’intera magistratura“, mentre è stato assolto dall’altro, la “violazione del dovere di correttezza ed equilibrio”. Una sanzione che apparve esigua all’avvocato Mario Serio, difensore di Sinatra: “indipendentemente dal giudizio resta forte e grave l’impressione che la Magistratura italiana ed il suo organo di governo debbano proseguire ancora a lungo nella strada dell’acquisizione di una maggior consapevolezza del valore della dignità della donna nell’ambiente di lavoro giudiziario e dell’adeguatezza della relativa tutela”. Qualche giorno fa, la procuratrice di Palermo è stata invece censurata dalla sezione disciplinare per “grave comportamento” nonostante la Procura Generale della Cassazione avesse chiesto l’assoluzione per la tenuità del fatto. Punito lui, punita lei.

La simmetria delle conseguenze di una molestia sessuale finisce così per occultare, ancora una volta, la asimmetria dei rapporti di potere tra uomini e donne.

  La decisione del Csm ha sollevato critiche da D.i.Re che ha manifestato la solidarietà per la procuratrice e l’associazione Le Onde di Palermo in una nota ha commentato che “La sanzione applicata dal Csm alla dottoressa Sinatra è un gravissimo segnale di arretramento delle istituzioni sul fronte del contrasto alla violenza di genere. E il fatto che questo arretramento provenga dall’organo di autogoverno e disciplina della magistratura lo rende ancora più inquietante”. Questa decisione non è un incoraggiamento per le donne, non lo è per quelle che tacciono e nemmeno per quelle che denunciano, tutte consapevoli di dividere il pagamento del conto con chi ha causato il danno. Si chiama subalternità.

@nadiesdaa

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