Da la Gaberiana al festival dantesco: riecco i manel che escludono le donne

Due giorni fa, su una pagina social, scoppia la solita e inutile polemica su un’isola interdetta agli uomini (suppongo cisgender) che si trova in Finlandia e che si chiama SuperShe. Kristina Roth proprietaria dell’isolotto e imprenditrice tedesco-americana ne ha fatto un ritiro esclusivo per donne. Apriti cielo. Un centiniaio di uomini tanto irritati quanto perculanti, hanno appreso la notizia (datata) con una certa stizza. Qualche uomo ha commentato: “se esistesse un posto dove le donne non possono andare, sai l’indignazione”. In realtà, nel mondo vi sono innumerevoli luoghi dove le donne non possono mettere piede, a partire da quelli sacri che sono interdetti per motivi religiosi alla popolazione femminile portatrice di disordine e peccato. Fra questi: l’isola di Okinoshima e il Monte Omine (Giappone), il Monte Athos (Grecia), il Parco Nazionale di Band-e-Amir in Bangladesh, il Santuario di Haji Ali Dargah a Mumbai e vari templi Indù in Indonesia. Luoghi che le donne non potranno mai visitare.

Per curiosità sono anche andata a vedere alcune foto di SuperShe Island, questa perla riservata alle donne situata a 100 chilometri da Helisnki, e non l’ho trovata molto invitante. Non è un paradiso tropicale e temo non si veda nemmeno uno straccio di aurora boreale: mai una gioia. Sarà per questo che dai miei ricordi è affiorata Sabina Guzzanti nei panni di un Massimo D’Alema intento a collocare le donne tra le zone umide del Dalemone che mi sembrano affini a SuperShe. L’isola che pare somigliare più a un soggiorno obbligato che a un buen ritiro è pure andata di traverso a quelli che hanno il privilegio di appartenere al genere che di spazio, per diritto di nascita, ne occupa parecchio: geografico, simbolico e fisico.

Non mi basterebbero tre pagine per elencare le interdizioni dichiarate o attuate contro le donne. Ne scelgo una a caso, una interdizione messa in atto forse inconsciamente (più o meno): manel è un neologismo inglese che sta per “all male panel“. Spazio pubblico di parola e pensiero nel quale le donne sono dimenticate o rappresentate in maniera minoritaria. Il manel, impensabile in Europa (mi dicono) è un vizio tutto italiano. Giorni fa, navigando su internet, mi imbatto nel programma la Gaberiana, promossa da Andrea Scanzi. Leggo che si tratta di un luogo “del pensiero” e che “i requisiti per essere ospiti della Gaberiana sono essere bravi ed essere Gaberiani”. In base al numero delle ospiti nelle ultime tre edizioni, ne deduco che le donne non pensano, non sono brave e manco Gaberiane. Non me ne voglia Andrea Scanzi, è in ottima compagnia e il riferimento alla sua manifestazione è stata solo uno spunto, uno dei tanti esempi di scomparsa delle donne che non sono pensate se non in determinate circostanze: quelle dove la loro presa di parola, è motivata da temi considerati da riserva rosa, la famiglia, l’amore, il sesso, la maternità. Oppure quando è necessaria una voce muliebre che accompagni con una graziosa dose di emotività qualche dotta dissertazione maschile. Un po’ come una spolverata di zucchero a velo sul Pandoro, a Natale o l’origano sulla caprese.

Dalle parti di casa mia, tanto per pescare a caso nel mucchio, la Casa delle donne di Ravenna critica il “manel infernale” del programma Prospettiva Dante 2025 – Festival dantesco a Ravenna che si terrà dal 17 al 21 settembre. Le cinque giornate di “incontri ed eventi” avranno ospiti quali: Paolo Rumiz, Tosca, Jacopo Veneziani, Gabriele Lavia, Roberto Mercadini, dom Bernardo Gianni, Paolo Squillacioti, Gregorio Nardi, Virginio Gazzolo, Amerigo Fontani, Marcello Prayer, Vincenzo De Angelis, Giovanna Famulari, Massimo De Lorenzi, Luca Scorziello. Spulciando spuntano un paio di presenze femminili, quella di Tosca, alla quale sarà consegnato il premio Musica e Parole mentre Giovanna Famulari l’accompagnerà al violoncello. Scrivono le attiviste della Casa delle donne: “Ci domandiamo se è davvero possibile che solo una squadra di uomini sia in grado di garantire il nobilissimo intento di scoprire e riscoprire le radici dantesche di un’idea di cultura e letteratura come sede di un’esemplare e tuttora attuale tensione spirituale e morale, che si fa anche linguistica. Non è una questione di parità, di quote, di rappresentanza. Il problema è che organizzare manel impoverisce la cultura e la letteratura, impedisce nuove interpretazioni e innovazione, limita le possibilità conoscitive. Lo abbiamo scritto durante la campagna elettorale e lo ri-scriviamo: costruire e anche partecipare a manel è come dire vi abbiamo già concesso di studiare, non potete anche aspettarvi di avere parola pubblica, quella spetta ancora a noi e solo a noi“.

Purtroppo la domanda sul significato politico di creare spazi di pensiero e parola riservati solo agli uomini, se la fanno solo le donne. Gli intellettuali, gli artisti o quegli uomini “di sinistra” che amano tenere la Costituzione sotto il braccio dalla quale hanno abrogato un frammento dell’articolo 3, quello del “senza distinzione di sesso”, non si fanno troppe domande. Nè sono disposti a rinunciare alla loro partecipazione in caso di sottorappresentazione o cancellazione delle donne.

Ho il dubbio che sotto sotto, nel profondo inconscio, costoro sussurrino alle donne: “accontentatevi delle quote o delle SuperShe Island che noi ci prendiamo tutto il resto” Amesso che gli basti.

@nadiesdaa

4 pensieri riguardo “Da la Gaberiana al festival dantesco: riecco i manel che escludono le donne

  1. Un posto dove gli uomini stanno fra di loro apre il magnifico scenario delle donne che fanno altrettanto, soprattutto piacevole per il nuoto: ci pensate a piscine dove non sei continuamente disturbata dal maschio stile a farfalla tutto spruzzi e niente arrosto?

    1. Peccato che Il posto dove gli uomini ‘stanno fra loro ‘ è il mondo e quello dove le donne stanno ‘fra loro’ un harem o una riserva indiana . Se misuri anche geometricamente le aeree noti la differenza a meno che tutta la letteratura dantesca non sia una cosa da uomini sulla quale le donne non hanno autorevolezza di parola ..

      1. Anche lì sarei per una cultura nostra: sono secoli che ripubblicano, discutono, ricercano la solita storia dai Sumeri ai Greci e oltre, da Omero a Dante e oltre… Ogni anno esce qualcosa sui filosofi e sui miti del patriarcato. Ci faranno morire di noia

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