La comica Natalino Balasso è perplesso sull’uso di sindaca

Natalino BalassoStamattina Natalino Balasso pubblicava un post su facebook e rivolgendosi all’avvocata Barbara Spinelli, ironizzava sull’uso del femminile “sindaca” e sulla necessità di adoperare sostantivi femminili se ci si rivolge a donne. Mi è tornata alla mente un’amica che fu consigliera comunale in una città emiliana e stanca di correggere i colleghi che la chiamavano “consigliere”,  si rivolse a loro chiamandoli  “consigliera”. La spuntò. I colleghi  capitolarono e la chiamarono consigliera.

Sono state elette due sindache a Torino e a Roma e ancora ci troviamo di fronte alla polemica (sfinente) sull’uso del sostantivo “sindaca”.   L’Accademia della Crusca si è già espressa a favore della forma al femminile per le professioni, ruoli o cariche che tradizionalmente sono state esercitate da uomini. Ben tre anni fa, Gi.U.L.I.A giornaliste ha presentato un manuale curato da Cecilia Robustelli, esperta di linguistica italiana e del linguaggio di genere,  scaricabile  sul sito dell’Accademia della Crusca, intitolato Donne, grammatica e media, che è seguito alla pubblicazione sempre di Cecilia Robustelli Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo anche questo scaricabile sul sito dell’Accademia della Crusca (leggetelo e fatela  finita!).  Le perplessità di Natalino Balasso sono ancora la perplessità di molte persone. Sulla maggior parte dei  quotidiani che commentavano l’elezione di Virginia Raggi e Chiara  Appendino, non c’era traccia della forma sindaca ma al suo posto si leggeva: “sindaco”, “sindaco donna”, “signora sindaco” e  persino  un impacciato “signora”.

Se non è importante la forma, come sostengono i detrattori dell’uso del femminile,  perché questa polemica?  Perché “maestra” non  infastidisce ma “ministra” si? Perché “infermiera” suonerebbe bene e  “magistrata” sarebbe cacofonico? Perché psicologa si ma  ingegnera  e chirurga no?  Le professioni  che nel tempo sono state esercitate da donne ci hanno abituato alla forma al femminile ma  non è solo una questione  di abitudine o esercizio mentale. La  resistenza non è solo una questione linguistica perché spesso diventa più forte,  soprattutto quando  si tratta di professioni o incarichi che hanno a che fare col potere o con ruoli istituzionali.  La difesa della forma al maschile quando  si tratta di  cariche  o ruoli ricoperti da donne, rivela anche la difficoltà di pensare che l’ingresso di una donna in luoghi tradizionalmente maschili non abbia un carattere di eccezionalità e non sia più una  visita  temporanea. A volte, purtroppo, sono le stesse donne che desiderano essere appellate al maschile come se la forma al femminile svilisse il loro ruolo ma qui c’è una questione di svalorizzazione  interiorizzata.

Si spera  una volta per tutte che questa polemica abbia fine anche perché provate ad  immaginare la confusione nel leggere sulla stampa: il sindaco  ha partorito una bimba di tre chili.

p.s se vi ostinate ancora  a dire che la forma non è importante e vi rifiutate di usare il femminile, evidentemente proprio questione di lana caprina non è. Fatela finita: si dice sindaca, ingegnera, chirurga, prefetta, commissaria, ministra, magistrata ecc

@nadiesdaa

 

9 pensieri riguardo “La comica Natalino Balasso è perplesso sull’uso di sindaca

  1. Il problema degli esempi di Balasso, volendo essere pignoli, è che i termini in -ista non sono femminili, solo perché terminano in “-a”, ma hanno semplicemente la stessa forma sia per il femminile che per il maschile e per questo si può dire “un giornalista famoso” e “una giornalista famosa”.
    Capisco che da un punto di vista soggettivo possano suonare strane parole come “chirurga”, ma davvero formulazioni come “Giulia è un chirurgO famosO” o “Giulia è unA chirurgO famosA” suonano meglio o hanno più senso?

    1. Chirurga non suona meglio e tantomeno ha più senso è semplicemente corretto grammaticalmente quando riferito ad una donna. Lo dice Cecilia Robustelli che è docente universitaria a Modena di linguistica, lo dice Ca’ Foscari (altra università), lo dice l’Accademia della Crusca. I termini in -ista lo sappiamo benissimo tutte e tutti che sono parole ambigenere e quindi è sufficiente cambiare l’articolo che le precede per far capire se siano riferiti ad un uomo o ad una donna. Gli altri nomi invece come sindaco, prefetto ecc. che NON SONO AMBIGENERE, nè neutri ma MASCHILI, devono essere adoperati nella forma femminile se riferiti ad una donna. Nè più nè meno, come è avvenuto in passato con infermiera, segretaria, impiegata, ecc. Queste continue polemiche anche un pò tristi, diciamocelo, rivelano una resistenza che fa sorridere amaramente. Un pò come accadde negli anni ’50 quando le donne cominciarono ad indossare i pantaloni. O tempi! Che scandalo!!
      Ma noi insistiamo

      1. Prima di imparare a scrivere bisognerebbe imparare a leggere. Forse che’ Balasso dice che sia sbagliato dire, cacofonicamente, “sindaca”? No, non lo dice. A allora la crusca prendetevela a colazione che credo ne abbiate bisogno visto che nessuno mette in dubbio niente.
        Balasso e con lui le persone di buon senso si chiedono quanto sia importante questa “”””battaglia””””” e se non sia piu’ intelligente dedicarsi ad altre cose, se non ci siano altri problemi piu’ urgenti e grandi.
        Una volta le donne lottavano per il diritto all’aborto, oggi per il diritto all’asterisco.
        Possiamo prenderlo come un buon segno.

      2. Gentile Francesco di Puccio,
        Le auguro Buon Natale e anche di dismettere i panni del Napalm51 che alberga in un ognuno di noi. È davvero spiacevole lo stile con cui si risponde sul web e sui social a chi commenta o scrive. Mi riferisco al suo invito a mangiare la crusca e ad imparare a leggere. Peró sull’importanza di saper leggere (e già) la invito a rileggere con attenzione il mio post perchè mi sono riferita proprio al fatto che Balasso non ritenesse necessario l’uso del femminile e dopo parlo proprio di chi non lo ritiene importante. Non ho accusato Balasso di sostenere che l’uso del femminile sia scorretto. Questo per precisare ció che è vero. È tanta la voglia di prendere a calci il prossimo sul web che alla fine non si legge nemmeno, come ha fatto lei.
        Detto questo, come donna che si batte da anni per i diritti delle donne, nessuno escluso ( sono tutti importanti e col benaltrismo ce li cancellano sempre)
        Le auguro un Natale dì serenità
        Nadia Somma

  2. Quindi, per capire, per lo stesso principio dovremmo dire l’autisto, l’atleto, il baristo, il geometro..? Vi rendete conto che l’intera questione è ridicola? Ci sono lingue che hanno sostantivi indeclinabili e l’italiano è tra queste…il sessismo non c’entra. Impuntandovi su queste “questioni di lana caprina” banalizzate l’intero dibattito sulle discriminazioni di genere.

    1. Cara Bianca, sta ripetendo delle provocazioni ormai trite e ritrite che circolano sul web. La invito a consultare il manuale di Cecilia Robustelli docente universitaria dell’Università di Modena (http://personale.unimore.it/rubrica/curriculum/crobustelli) il cui curriculum parla da se e penso abbia più competenze di me e di lei in tema di linguistica. Parole come barista, astronauta sono ambigeneri e infatti sono indeclinabili come lei giustamente scrive e si distinguono dai nomi in cui il genere è espresso da marche riflessive tipiche (a per il singolare e per il plurale per il femminile, o per il singolare, i per il Plurale maschile) quindi , le parole ambigenere come quelle da lei citate, non possono essere modificate, le altre invece si e sono declinabili al maschile e quindi anche al femminile. Se lei fosse una studentessa e scrivesse “baristo” in un tema si prenderebbe una meritata insufficienza, se scrivesse invece ingegnera no. Ergo le parole declinabili in base al genere vanno declinate al femminile. Del resto è banale rilevare che se sono declinabili al maschile non si capisce perché non debbano essere declinate al femminile se non per tabù sessisti e se si fa fatica a farlo è solo per quelle resistenze culturali che rivelano, in realtà, che la questione non è affatto ininfluente o di lana caprina dato che le polemiche sono fortissime. Mi ricordano gli anni in cui face scandalo che le donne indossassero i pantaloni…Quindi le consiglio di leggere Cecilia Robustelli sul sito dell’Accademia della Crusca (trova anche dei documenti scaricabili in pdf http://www.accademiadellacrusca.it/it/tema-del-mese/infermiera-s-ingegnera) e anche di studiare qualche dizionario della lingua italiana perché la grammatica ha delle regole precise e non è ‘opinabile’ soprattutto con argomentazioni come quelle da Lei addotte.
      Buona serata

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