Molestie sessuali, i media italiani ridotti a tifoserie pro o contro Asia Argento

asia-argento-675-675x275 (1)Il 2017 tramonta con un finale a sorpresa: è stato l’anno in cui le donne hanno assestato un bel colpo al muro del silenzio sulle molestie sessuali.

Da pochi giorni, la voce di Salma Hayek si è unita alle numerose voci di denuncia per molestie sessuali rivolte ad Harvey Weinstein, l’ex produttore della Miramax finito lo scorso autunno nell’occhio del ciclone per il comportamento predatorio e vessatorio nei confronti di giovani attrici.

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Salma Hayek

La Hayek ottenne la nomination all’Oscar nel 2003 per l’interpretazione di Frida Khalo, il film che le fece incontrare Weinstein. In un’intervista rilasciata al New York Times e pubblicata su La Stampa, definisce l’ex produttore della Miramax come “il mio mostro” per le violenze psicologiche che le inflisse durante la lavorazione del film. Quella che sembrava la grande occasione di una giovane attrice di talento si rivelò presto un incubo: “Ora sarebbe toccato a me dire di no. No ad aprirgli la porta a tutte le ore della notte. No a fare una doccia con lui. No a guardare mentre mi facevo la doccia. No a lasciare che mi facesse un massaggio. No a lasciare che un amico nudo mi facesse un massaggio”. I no le costarono ritorsioni e un mobbing che si concluse con l’imposizione di girare una scena di nudo ma oggi, dice Salma, “le donne parlano perché in questa nuova era possono farlo”.

La stampa estera ha celebrato la fine del silenzio che garantiva l”impunità maschile su violenze e reati spacciati per “esuberanza della virilità”.

Dieci giorni fa il Time ha scelto come Person of the year proprio il movimento #MeToo dedicando la copertina ad Ashley Judd,Taylor SwiftSusan FowlerAdama Iwu e Isabel Pascuaperché hanno rotto il silenzio sulle molestie e le violenze sessuali. Il Financial Times invece ha invece scelto Susan Flower per aver denunciato le molestie in Uber. I media internazionali hanno incoraggiato le donne a svelare le violenze come non hanno saputo o voluto fare quelli italiani. Anzi si sono sperticati in deprimenti articoli sessisti e privi di contenuti: sul Foglio, Camillo Langone ha paura delle streghe (le Menadi) e si lamenta della fine dell’eros, il suo collega Mattia Ferraresi scrive di guerra contro i maschi e Pier Luigi del Viscovo su Libero teme l’estinzione del genere umano. Altrove si sono screditate le vittime confondendo molestie e avances, ricatti sessuali e corteggiamento, violenze psicologiche e seduzione fino a rivolgere offese alle donne che hanno lanciato le accuse.

Oltre i nostri confini alcuni intoccabili sono finiti nell’occhio del ciclone. Negli Usa dopo Weinstein anche lo chef italo-americano Mario Batali; in Inghilterra, Michael Fallon, ministro della Difesa, membro del partito conservatore e del governo di Theresa May, è finito nella lista di 40 parlamentari che allungavano le mani. In Francia è toccato a Jean Lassalle, ex candidato centrista alle presidenziali francesi. Tanto per fare alcuni nomi. A casa nostra invece la valanga di rivelazioni che ha abbattuto il silenzio ha incontrato molte più resistenze. Ma il movimento #MeToo e #QuellaVoltaChe è stato un elemento di rottura anche nel nostro Paese: dopo le accuse che Asia Argento ha rivolto a Weinstein, alcune aspiranti attrici hanno accusato il regista Fausto Brizzi. Le voci delle donne non si fermano anche in Italia, nonostante tutto.

In questo contesto Bianca Berlinguer, il 12 dicembre scorso, ha ospitato Asia Argento a #CartaBianca per un faccia a faccia con chi l’aveva attaccata sui social e sui giornali. L’attrice italiana è stata messa ancora sotto processo per il comportamento che ha tenuto prima, dopo e durante la violenza con le solite dinamiche di colpevolizzazione. In studio Vladimir Luxuria e Pietro Senaldi, direttore di Libero le hanno rivolto le solite accuse, rimestando sbobba sessista e pregiudizi che il garbo di Andrea Scanzi, l’unico ad esprimere riflessioni sensate, non è stato in grado di arginare.

Non c’è stato spazio per un approfondimento su dati statistici e sul sommerso, sulle leggi tutelano chi è vittima di molestie sul lavoro, sulle dinamiche della violenza. A parte qualche carrellata su vergognosi titoli di giornale comparati con quelli di testate straniere non c’è stata una adeguata analisi sul livello culturale di un Paese che si è distinto col pessimo esempio del machismo di troppi direttori di testate. Tutto si è ridotto a una tifoseria pro o contro Asia Argento, riproponendo tutto ciò che era già avvenuto sui social e sulla stampa senza superare lo schema dettato dal pregiudizio.

Dobbiamo domandarci se il programma #CartaBianca abbia resoun buon servizio all’informazione sul fenomeno delle molestie sessuali. A me la risposta pare scontata: no.

@nadiesdaa

19 pensieri riguardo “Molestie sessuali, i media italiani ridotti a tifoserie pro o contro Asia Argento

  1. Le reazioni su questo tema sono state assai scomposte. Per questa ragione l’opinione sembra dividersi in tifoserie. Ecco gli elementi di oggettiva preoccupazione per una persona che tiene allo stato di diritto. (Le chiedo di rispettare il mio anonimato anche se lei conosce il mio nome).
    1. Come lei sa, le accuse giungono dopo molti anni (e per questa ragione, avvengono nella piazza pubblica perchè non possono essere formulate nei tribunali). In questo modo l’accusato non può difendersi. Il limite temporale alle denunce è chiaramente una previsione garantista perchè tutela da situazioni in cui non è possibile raccogliere prove. In Italia è troppo breve? Se ne discuta in modo razionale. Il clima che si è generato non rassicura da questo punto di vista. Veda il punto seguente.
    2. Il femminismo moderno avanza una assurda pretesa di credibilità automatica: quando una donna denuncia una molestia o una violenza, deve essere certamente vero. Questo è corollario all’assunto di base di queste teorie: viviamo in una società patriarcale nella quale le donne sono sempre vittime e gli uomini necessariamente carnefici. Il più rischioso pericolo per lo stato liberale, è la conseguente pretesa di sovvertire l’onere della prova. E’ l’accusato a dover provare la propria innocenza. Chi mette in dubbio l’onestà dell’accusante è immediatamente screditato come misogino. Il meccanismo sociale di una vera a propria caccia alle streghe. Per aver sentore della direzione presa, cerchi il termine “rape culture” e veda un po’ cosa succede nei campus americani .La invito a leggere su questi temi le opere di Cristina Hoff Sommers, Camille Paglia e Wendy McElroy, tre femministe libertarie che non si riconoscono più con l’atteggiamento culturale del femminismo moderno. A livello personale, le posso testimoniare di essere stato due volte vittima del mio capo e in entrambi i casi era donna. Nel primo caso ero un giovane tirocinante e il mio capo, una donna di quasi 60. Nel secondo caso ero dipendente di una struttura pubblica; avevo scoperto pratiche professionali scorrette da parte del mio diretto superiore, una donna, e feci una relazione. Qualche settimana dopo la signora mi accusò di aver maltrattato una tirocinante e minacciò sanzioni disciplinari nei miei confronti. Mi salvai perché una collaboratrice esterna ai nostri uffici poté testimoniare a mio favore. Non mi chieda i dettagli, del tutto irrilevanti. Le racconto queste penose vicende private perché mai ho dedotto stereotipi sulle donne da questi episodi. Allo stesso modo, il patriarcato non c’entra nulla con le molestie sul lavoro. Il potere, qualsiasi genere lo incarni, esercita violenza.
    3. In molti dei casi riportati dalla stampa recentemente, la costrizione non esisteva. Molte delle ipotetiche vittime non erano in posizione di bisogno (come potrebbe essere nel caso di una cassiera importunata dal direttore del supermercato). Per quanto crudo le possa sembrare, le attrici potrebbero aver offerto o ceduto un bene di cui disponevano per ottenere una posizione di vantaggio. Forse le è sgradevole pensarlo ma per molte persone, uomini e donne, il sesso è un bene come un altro. Non le sembra che potrebbe essere avvenuto quanto previsto dalla legge come reato di corruzione tra privati? “[…] gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti […] di società o enti privati che [—] sollecitano o ricevono, per sé o per altri, denaro o altra utilità non dovuti, o ne accettano la promessa, per compiere o per omettere un atto in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni. […] Chi, anche per interposta persona, offre, promette o dà denaro o altra utilità non dovuti alle persone indicate nel primo e nel secondo comma, e’ punito con le pene ivi previste.” Sia il corrotto che il corruttore sono puniti dalla legge. Badi bene che le minacce di ritorsioni e la supposta condizione di bisogno erano le “scuse” che gli industriali usavano ai tempi di mani pulite per difendersi dalle accuse di corruzione. Nessuno è in questo momento in grado di stabilire cosa sia successo realmente in ognuno dei casi denunciati.

    1. Buonasera,
      mi stupisce una cosa: quando l’Istat nelle indagini sulle violenze sessuali rilevò un sommerso significativo del fenomeno delle molestie sessuali e ricatti sul lavoro mai denunciati dalle donne,(oltre 80%) nessuno si è preoccupato della democrazia di uno Stato che non riesce a garantire giustizia alle donne, nessuno ha sollevato dubbi su quale libertà fosse garantita alle donne in un sistema dove nei tribunali ancora si ha vittimizzazioe secondaria. E questo non lo dicono le femministe ma alcuni magistrati tra cui Fabio Roia. Tutti tranquilli? Allora andava bene così, il problema non c’era? Lei come giudica una società che non è i grado di tutelare i diritti delle donne come se la violenza sessuale,le molestie sessuali, e lo stupro fossero una sorta di accessorio alla loro condizione? Le pare un problema da “tifoserie” o di civiltà che riguarda tutti e tutte?

      Eppoi sulle denunce fatte dopo anni: è nella norma che una vittima denunci dopo tempo per la peculiarità del reato, lo dicono tutti gli studi sul trauma e “o parli ora o taccia per sempre” mi pare una pretesa alquanto arbitraria dato che una donna che accusa un uomo di violenza si assume la responsabilità civile e penale delle sue dichiarazioni e non mi risulta, del resto, che nessuno di quei signori accusati pubblicamente abbiano denunciato nessuna donna per calunnia. Non credo che le donne in quanto donne siano pazze isteriche che vanno i giro in massa a denunciare poveri innocenti, anzi in genere incassano e tacciono, forse la rivelazione collettiva delle donne è solo il segnale forte e chiaro che le donne sono stanche di dover accettare come un qualcosa da mettere in conto perché connesso al loro essere donne: E non ci stanno più. Semmai ci si deve domandare perchè preferiscono la denuncia pubblica ma non scelgono di farlo nei tribunali? Forse qualcosa non funziona nei tribunali? Riguardo alle sue vicende personali non ho capito il nesso. Anche io anni fa subì mobbing sul posto di lavoro da parte di una donna ma mica questo azzera il fenomeno delle molestie sessuali sul lavoro. Inoltre lei che è stato vittima di un abuso di potere dovrebbe identificarsi con le vittime.. In genere tutti ci si identifica con le vittime di un reato…tranne nei reati di violenza sessuale. E’ come se l’interesse delle donne ad avere giustizia per le violenze subite fosse antitetico ai diritti degli uomini. Bizzarro, non crede? Se faccio un calcolo delle volte che sono stata fatta oggetto di molestie sul lavoro, per strada, telefoniche, ecc ne ho perso il conto e quelli che mi hanno apostrofato, insultato, approcciato in maniera volgare e invadente non erano malati ma uomini che si sentivano in diritto di essere volgari ed aggressivi per il solo fatto che fossi sola per strada e fossi una donna. Questo ha leso il mio diritto a vivere lo spazio pubblico in libertà e dignità. E’ questa cultura che va cambiata.
      p.s le consiglio la lettura di” Toglimi le mani di dosso” di Olga Ricci che spiega molto bene come il ricatto sessuale sia un abuso di potere difficilissimo da provare perchécommesso spesso con la complicità di tirapiedi (vedi Weinstein) e si gioca su messaggi subdoli, mobbing come ritorsione a dei no! eseguito da compiacenti tirapiedi e non dal porco in questione. Si devono dotare le aziende di codici di comportamento, si devono garantire più diritti sul lavoro eccetera eccetera eccetera. E se le donne vittime di molestie sessuali saranno più garantite nei loro diritti, lo saranno anche gli uomini vittime di molestie sessuali, non crede? Non è una partita tra tifoserie

      Quanto a tirare in ballo la questione sesso vantaggi è una situazione completamente diversa perchè c’è il consenso e non mi pare diverso dalla stessa situazione in cui commettendo abusi di potere un uomo sistema la moglie o i figli in un posto di lavoro. E’ la stessa scorrettezza da parte di chi ha potere e commette un abuso. Non c’è nessuna differenza tra chi sistema il figlio o una amante…Il nocciolo della questione che le sfugge è il consenso e che lei non creda alle donne fa parte del problema ed è il motivo per cui le donne stanno aprendo il vaso di Pandora su web.

      Di chi prende le difese? Di Weinstein? Cioè lei sente il bisogno di difendere un predatore sessuale?

  2. Buonasera,
    sono d’accordo con lei, purtroppo, sia nei casi di mobbing, che nei casi di violenza, vi sono difficoltà oggettive nel dimostrare la sussistenza del reato. A me non fa stare sereno il fatto che gli aggressori la facciano franca ma nemmeno che innocenti paghino per reati mai commessi. E sono anche d’accordo che non sia una partita tra opposte tifoserie. Si tratta di ottenere maggiori libertà per tutti i cittadini, indipendemente dal loro sesso (o genere). Ma non è certo con questa caccia alle streghe o demonizzando gli uomini, che si costruisce una società più libera. Anzi, molto probabilmente si ottiene l’esatto contrario. Non vedo come la prevalenza di “molestie” non denunciate possa essere una giustificazione per ribaltare l’onere della prova e sospendere lo stato di diritto. Le carriere e le vite affettive di molti uomini sono state distrutte solo sulla base di voci, illazioni, accuse anonime. Come questo la faccia stare più serena mi è misterioso. Mi oppongo agli stereotipi di questo nuovo femminismo vittimistico perchè lo ritengo frutto di una manipolazione costante della realtà fattuale, oltre che dannoso.

    A proposito di manipolazioni: le devo far notare che le indagini dell’ISTAT sulla violenza di genere sono francamente imbarazzanti dal punto di vista metodologico. Ad esempio il questionario usato nello studio delle violenze di genere è somministrato solo a donne. Quindi non consente di valutare gli stessi fenomenti nel sesso maschile. Quando questo esercizio è stato fatto, i dati dimostrano che non esiste alcuna differenza di genere in termini di molestie e di aggressioni in famiglia (veda le ricerce dell’università di Siena oltre che i molteplici studi internazionali facilmente reperibili su pubmed o psychinfo: se vuole posso inviarle una bibliografia dettagliata). In aggiunta, le statistiche epidemiologiche nazionali e internazionali sul workplace bullying (i.e. mobbing), dimostrano che non esiste alcuna prevalenza del sesso femminile tra le vittime, nè del sesso maschile tra i mobbizzatori. Secondo, il questionario utilizzato dall’ISTAT adotta una definizione di violenza piuttosto ampia e priva di qualsiasi validazione psicometrica. Ad esempio troviamo domande quali, “il suo compagno/marito…
    «La ha mai criticata per il suo aspetto?»
    «…per come si veste o si pettina?»
    «…per come cucina?»
    «…controlla come e quanto spende?»

    Sui tempi della denuncia. Non credi di aver capito come lei pensa di bilanciare due legittimi diritti contrapposti. Quello della difesa per l’accusato e quello di ottenere giustizia per il torto subito. Forse 6 mesi per la denuncia, come prevede la legislazione attualmente, sono pochi. Converrà che 20 anni sono troppi? Certamente una indiscriminata libertà sulla tempistica della denuncia apre a potenziali ricatti ed estorsioni.

    Con i miei casi personali volevano suggerirle due considerazioni. Forse non mi sono spiegato. La prima è che farne una questione di genere è profondamente sbagliato. Il potere è violento, contro gli uomini e contro le donne. Il mio caso è solo uno dei tantissimi. Pensare di risolvere la questione della violenza fisica o psicologica sul lavoro (o in famiglia) con il mantra del patriarcato è una sciocchezza. Serve solo a dirottare fondi sulle associazioni femministe, creare ingiustificate tensioni sul luogo di lavoro tra uomini e donne, ma il problema non lo risolve. La seconda considerazione. Proprio perchè uomo, fui accusato di aver maltrattato una giovane collega. Le chiedo, nel clima attuale, da innocente, avrei potuto difendermi?

    Sulla questione dell’identificazione con la vittima. Mi creda, provo profonda compassione per le vittime di violenza sessuale. Tuttavia non tutte le persone che si dichiarano vittime, lo sono. E’ proprio questo cortocircuito della ragione che mi preoccupa. Non può bastare la denuncia, neanche in un tribunale, figurarsi nella pubblica piazza, magari a mezzo stampa, per creare un colpevole. Le ripeto, con questi metodi, si bruciavano le streghe.

    Un ultima nota. Lei attribuisce le aggressioni più o meno gravi che ha subito nel corso della vita al fatto di essere donna. Purtroppo invece, la violenza è una odiosa componente della vita. Lei ritiene forse che gli uomini non siano apostrofati, insultati, aggrediti per strada? Lo sono eccome. Le posso raccontare almeno una decina di episodi in cui sono stato fisicamente aggredito (per lo più durante l’adolescenza). Decine le volte in cui sono stato aggredito verbalmente. Questa è esperienza di tutti, uomini e donne. Ovviamente questo nulla toglie al sentimento di insicurezza che lei prova, ma il fantomatico patriarcato non c’entra nulla.

    Spero di aver chiarito il mio punto di vista. Non voglio inondarle il blog con i miei commenti.

    1. l’indagine dell’Università di Siena, glielo potrebbe spiegare qualunque esperto di statistica è scorretta perchè non è un indagine a campione ma mette online domande e quindi il campione è autoselezionato e questo falsa il dato (è dfferente dal telefonare o andare a casa delle persone e fare una serie di domande che poi sono state incrociate. Non lanci accuse di scorrettezza all’Istat , non si smonta un argomentazione fondandosi sul “secondo me”. O lei è un esperto di statistica e motiva o rispettiamo un lavoro egregio che ha rivelato un fenomeno sommerso. Eppoi riguardo all’indagine di Siena non è stato fatto alcun controllo sul fatto che una persona possa aver risposto più volte. (lo hanno detto gli stessi fautori del questionario). Inoltre le indagini sulla violenza contro le donne sono state fatte perchè in Italia eravamo indietro e non erano mai state fatte. Poi scrive che è stato molestato in strada. Da donne? Cioè lei è stato molestato sessualmente da donne per strada? Le si affiancavano e le dicevano “ehi troietto dove stai andando a quest’ora di notte?” e cercavano di toccarla? Le è accaduto questo? E’ stato afferrato alle spalle da una donna che le ha toccato i genitali? Ha incontrato donne che si masturbavano davanti a lei per strada magari dopo averla avvicinata con la scusa di una informazione stradale? E’ stato preso a lanci di sanpietrini perchè non ha risposto alle battute di quattro ragazze in auto? E’ stato afferrato e spinto contro un auto da una donna che le ha messo le mani al collo e ha cercato di baciarla con la forza? Le è accaduto questo? Sono esempi di molestie che alcune donne mi hanno raccontato al centro antiviolenza

      1. Guardi, casca male, di statistica ne so molto. Mi dispiace ma non accetto nessun principio di autorità. La Sabatini perde qualsiasi credibilità quando disegna uno studio con bias così grossolani. Temo che lei non sia invece affatto ferrata in materia. Il questionario usato dall’Università di Siena è esattamente quello creato dalla Sabatini proprio per consentire una confrontabilità. Certamente le web survey sono maggiormente esposte a bias di selezione rispetto ad un campionamento casuale come quello adottato dall’ISTAT. Tuttavia, anche il survey dell’ISTAT è a campione e la risposta è facoltativa (e quindi potrebbe comunque esserci una selezione basata sull’esperienza di violenza subita, falsando quindi le proiezioni a livello di popolazione). In ogni caso, i numeri riportati dallo studio di Siena corrispondono a quanto osservato in Europa e in altri survey internazionali (ci sono meta-analisi inoppugnabili sull’argomento). E’ ridicolo guardare la pagliuzza nello studio senese è ignorare il bias introdotto dalla Sabatini che ha volutamente escluso dall’indagine gli uomini. Tra l’altro, sebbene non definitivi (come dicevamo, ci potrebbe essere un bias di selezione dovuto alla modalità di reperimento) i dati pubblicati da Siena, avrebbero dovuto indurre un istituto di statistica serio a correre ai ripari modificando il disegno del survey per includere gli uomini: questo avrebbe consentito di verificare o confutare le ipotesi generate con quell’inchiesta e corroborate da altri studi internazionali (i.e. l’ipotesi che non esistano differenze di genere nella violenza domestica). Questo non è avvenuto: come mai? Come mai l’ISTAT non somministra quel questionario anche agli uomini usando lo stesso criterio di campionamento? Come mai ISTAT non usa scale validate, come nella letteratura internazionale? E’ preferibile bombardare il pubblico con dati (nella migliore delle ipotesi) parziali e far cadere nel silenzio l’enorme massa di dati in disaccordo, forse?

      2. se sa di statistica non deve far finta di non capire quello che ho scritto. Il campione dell’Università di Siena criticato da una esperta in statistica, docente universitaria, era AUTOSELEZIONATO. (se trovo il link al commento di quella docente glielo invio per email). Gli stessi autori dell’indagine di Siena, le ripeto, gli stessi autori dell’indagine di Siena hanno ammesso che non hanno potuto controllare nè impedire che chi ha risposto al questionario lo abbia fatto più volte. Le ricordo inoltre che fra le domande c’era pure una domanda che faceva passare per violenza il no detto da una donna ad un rapporto sessuale. ma stiamo scherzando? E’ violenza che una donna dica no? Quindi lo stupro deve essere legittima difesa. (ps una donna può dire no anche all’ultimo se non se la sente questo deve essere chiaro per tutti. Ricevere un no è una frustrazione non una violenza)

    2. il fantomatico patriarcato non c’entra nulla certo è un’inven delle femministe. Con questo chiudo. Mi confronto con chi ha onestà intellettuale e lei no n ne ha. Saluti

  3. Non ho parlato di molestie sessuali per strada: “Le posso raccontare almeno una decina di episodi in cui sono stato fisicamente aggredito (per lo più durante l’adolescenza). Decine le volte in cui sono stato aggredito verbalmente. ” Era piuttosto evidente che parlavo di violenza fisica e verbale, aggressioni non sessuali. Comunque, visto che me lo chiede: mi è successo di essere molestato sessualmente per strada quando avevo 19 anni da una donna. Ho provato un profondo disgusto. Lo trova impossibile?

    Ma vuole veramente che racconti i dettagli per non essere dileggiato? Vuole mettermi in imbarazzo per farmi tacere? Non lo trova questo un atteggiamento poco leale? Se io fossi una donna, si confronterebbe con le stesse modalità? Non ho menzionato questi episodi per invalidare l’esperienze delle donne molestate o aggredite sessualmente (cosa che invece fa lei nei miei confronti). Ma allo scopo di fare alcune riflessioni generali.

    Metto in dubbio che il “maschilismo” sia la causa di questi fatti. Metto in dubbio il mantra della donna vittima e dell’uomo carnefice. Il dubbio che quello che vede nei centri anti-violenza non sia rappresentativo della società non le sorge mai? Ma soprattutto metto in dubbio l’assunto per cui quando una donna accusa di molestie un uomo, allora dice certamente la verità. (Ma quando lo fa un uomo…). Che i processi si facciano nella pubblica piazza. Che l’onere della prova ricada sull’imputato (ma solo se è uomo, si badi bene). Che le statistiche sulla violenza domestica e sulle molestie siano distorte e usate in modo manipolatorio.

    Trovo veramente sleale che lei mi attacchi personalmente invece che disutere dei temi che ho sollevato in modo razionale e pacato. Ma d’altronde lei non mi ha chiesto di dibattere. Il blog è suo. Ne faccia ovviaente ciò che vuole. Tolgo serenamente il disturbo.

    1. Non l’ho attaccata personalmente e se mi dice dove? Lei sostiene che non esiste alcuna differenza nella condizione delle donne e degli uomini nel vivere lo spazio pubblico e le ho chiesto se ha mai vissuto episodi di quel tipo. Sono fatti reali, capitati alle donne che ho ascoltato nel centro antiviolenza. Inoltre lei mi fa dire affermazioni che non ho fatto. Il senso del mio ragionamento è questo: dobbiamo chiederci perchè le donne preferiscono la denuncia sul web? Perchè improvvisamente lo svelamento collettivo. Tutte pazze? Tutte stronze? O c’è un malessere che va ascoltato? I tribunali non danno alle donne le risposte alla richiesta di giustizia. Le rivittimizzano. Due anni fa i centri antiviolenza hanno fatto un convegno a Firenze con dei magistrati dove è emerso che ci sono processi di rivittimizzazione delle donne là dove dovrebbero essere ascoltate .Questo lo hanno detto dei magistrati non le donne dei centri antiviolenza. Se è a consocenza di fatti di cronaca ci sono stati casi di giovani donne stuprate messe alla gogna da comunità intere che hanno solidarizzato con gli stupratori (italiani se stranieri si invoca la castrazione). Eppure lei pare essere preoccupato di trovarsi a vivere in un mondo di uomini rovinati in massa dalle denunce di donne folli che non vedono l’ora di rovinare qualcuno con delle menzogne. La risposta non sta nell’insultare o cercare di delegittimare quelle denunce ma sta nel capire come e cosa cambiare nel momento in cui una donna chiede giustizia, e non intendo far venire meno le sacrosante garanzie per gli imputati, parlo di far venire meno i pregiudizi, l’ostilità, l’ombra del sospetto per fatti che nulla hanno a che vedere con la denuncia della violenza.Tipo giudizi morali o sulle condotte sessuali delle donne, tipo le umiliazioni nei luoghi isitituzionali. Temo che altrimenti le donne troveranno, come è accaduto, altri modi di denunciare, come sta accadendo sul web Quindi se c’è qualcosa da cambiare sono le risposte della Giustizia da dare alle donne perchè in sienzio le donne no stanno più. E’ un dato di fatto.

  4. Sul bias di selezione ho già scritto. Evidentemente lei non ha le competenze o la volontà di capire.

    Lei poi afferma: “fra le domande c’era pure una domanda che faceva passare per violenza il no detto da una donna ad un rapporto sessuale. ”

    Ribadisco che il questionario usato dall’Università di Siena è tratto da quello creato dalla Sabatini per ISTAT, proprio per consentire una confrontabilità. http://www.vittimologia.it/rivista/articolo_macri_et_al_2012-03.pdf

    Prosegue: “ma stiamo scherzando? E’ violenza che una donna dica no? Quindi lo stupro deve essere legittima difesa. (ps una donna può dire no anche all’ultimo se non se la sente questo deve essere chiaro per tutti. Ricevere un no è una frustrazione non una violenza)”

    Sono d’accordo con lei. Lo dica alla Sabatini che ha esteso il questionario usato da Macri. E comunque nel gruppo di ricerca di Siena c’erano due donne. Ah già, vittime del patriarcato pure loro.

    Infine, lei vuole polarizzare la discussione su questo particolare studio: ci sono molti studi pubblicati a livello internazionale sul tema, e tutti convergono verso la stessa conclusione. Trovo pretestuoso chiedere che un piccolo dipartimento periferico abbia internamente i fondi per un indagine rappresentativa sul territorio nazionale. Se lei avesse un minimo di cognizione epistemologica, si rendererre conto che le evidenze collezionate nello studio di Siena, assieme alle robuste evidenze in campo internazionale (che vedo, lei ostinatamente ignora) sarebbero sufficienti a giustificare una sostanziale modifica del disegno di campionamento dell’ISTAT allo scopo di includere un campione rappresentativo di uomini. D’altronde, (cito dal testo): “prima dello start-up è stato sollecitato il Ministro dell’epoca (9), allo scopo di promuovere un’indagine conoscitiva sulle vittime maschili per colmare la lacuna italiana. Il Ministero Pari Opportunità non ha ritenuto opportuno rispondere.” E neanche dopo, il ministero ha colmato la lacuna….Le ribadisco le domande del post precedente.

    1. La Sabatini ha utilizzato le domande di Macrì? Sta dicendo questo? Guardi sto nei centri antiviolenza da anni e di indagini statistiche fatte in Europa qualcosa so. Vedo che però per lei “la violenza contro gli uomini è speculare e simmetrica a quella delle donne —-ma le donne però dicono balle”…o “le domande sono mal poste”. Quindi se le indagini sulla violenza maschile contro le donne sarebbero tutte falsate come fa a sostenere che c’è simmetria? Come fa a comparare il dato della violenza femminile contro gli uomini con quella maschile contro le donne se le indagini che rivelano quest’ultima sono tutte menzognere, falsate? E perchè le indagini sulla violenza maschile contro le donne sarebbero tutte false e sbagliate e quelle invece della violenza femminile sugli uomini distillati di verità?

      1. Il contrario. Macri ha usato le domande della Sabatini. Ovviamente apportando qualche modifica. Lei può aprire l’articolo, vedere domanda per domanda e confrontare le percentuali con i dati ISTAT. Non c’è ovviamente una corrispondenza perfetta di tutte le domande, come lo stesso Macri afferma. Può anche limitare il confronto alle sole domande corrispondenti o analoghe. Elimini le domande divergenti. Il risultato non cambia molto. La conclusione che si deve trarre, anche tenendo in considerazione le evidenze dagli altri paesi occidentali, è che la violenza domestica non è unilaterale e che urgerebbe, anche nel nostro paese verificare se (come avviene altrove) il tasso di vittimizzazione delle donne sia del tutto simile a quello degli uomini nel contesto familiare.

        Comunque lei insiste nel distorcere il mio pensiero. A polarizzare quello che affermo.

        Quando avrei detto che le donne dicono balle? Dico che uno stato di diritto non può rovesciare l’onere della prova sull’accusato; che non può sussistere l’assunzione di colpevolezza di un uomo ogni volta che viene proferita una accusa di violenza da una donna (ed è questo il tema che veramente mi interessava sollevare, ma vedo che a lei non interessa).

        Dove dico che le ricerche sulla violenza contro le donne sono tutte false? Io affermo che ci sono moltissimi studi (tra cui anche meta-analisi) sulla violenza domestica, ben disegnati, condotti in tutto il mondo. Mi sono addirittura offerto di mandarle la bibliografia!

        Contesto che la stampa italiana e le associazioni femministe non citano mai studi indipendenti (ne tanto meno le meta-analisi) contrarie alla tesi che la violenza domestica avviene in modo unilaterale nei confronti delle donne vittime da uomini carnefici. Sia per quanto riguarda la violenza domesticha che per quanto riguarda il mobbing invece i dati dicono il contrario. Della montagna di evidenza disponibile viene riportato solo quello che fa comodo in modo parziale (si chiama cherry picking) in modo da creare una rappresentazione distorta e manipolatoria del fenomeno della violenza sulle donne. Non nego che una quota sostanziale di donne sia vittimizzata dagli uomini. Tuttavia le evidenze scientifiche dicono che avviene in grandi proporzioni (e sostanzialmente in egual misura) anche il contrario.

        Dico anche che lo studio dell’ISTAT è mal disegnato perchè non include gli uomini nel campionamento e utilizza un questionario non validato (così come Macrì, avendolo “copiato” dall’ISTAT). I rapporti che derivano da questi dati concorrono a creare quella rappresentazione distorta del fenomeno della violenza domestica appena descritta

      2. ylei aveva detto cje le donande di dell’indagine Istat erano discutibili, poi dice che vanno bene se utilizzate nell’inchiesta di Macrì. Insomma le domande dell’Istat i quesiti sulle molestie sessuali sono state fatte bene o diventano attendibili solo se sono rivolte a uomini.. mi faccia capire perché non la seguo
        più

      3. ecco scrive questo:
        Ad esempio troviamo domande quali, “il suo compagno/marito…
        «La ha mai criticata per il suo aspetto?»
        «…per come si veste o si pettina?»
        «…per come cucina?»
        «…controlla come e quanto spende?»

  5. A me sembra che lei faccia finta di non capire. Addio. Si perde solo tempo con persone come lei. Sono sconcertato all’idea che lei si occupi di questi argomenti a livello professionale.

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