I dati D.i.Re sulla violenza contro le donne durante emergenza Covid-19

L’emergenza del Covid-19 e le misure di contenimento del virus con la limitazione degli spostamenti, hanno esposto le donne che già subivano maltrattamenti al rischio di non potersi sottrarre alla violenza. I Centri antiviolenza hanno mantenuto l’orario di apertura ma hanno svolto colloqui con le donne con Skype o Whatsapp e hanno limitato i colloqui di persona alle sole emergenze mentre le Case rifugio hanno continuato ad ospitare le donne e i loro figli. Le misure hanno comunque messo i Centri antiviolenza di fronte a difficoltòà da superare, per esempio sono stati individuati luoghi alternativi, dove ospitare le donne e i loro figli, per il periodo di 14 giorni per verificare che non avessero contratto il virus. Per questo l’associazione nazionale D.i.Re ha svolto due monitoraggi sull’andamento delle richieste di aiuto nel periodo dell’emergenza Covid-19.

“Dal 6 aprile al 3 maggio 20020, i centri DiRe sono stati contattati complessivamente da 2.956 donne, di cui soltanto 979, pari al 33%, sono contatti “nuovi”, mentre le restanti 1.977 erano donne già in contatto con le operatrici di un centro antiviolenza D.i.Re con una media di 36 donne per centro. Alcuni centri hanno avuto un numero di contatti superiore a 120 fino a oltre 326. Nell’ultima rilevazione dati D.i.Re (2018) le donne che si sono rivolte ai nostri centri in un anno sono state 19.715, di cui 15.456 erano donne “nuove”, ovvero che si erano rivolte per la prima volta a un centro antiviolenza, con una media mensile di 1.643 richieste di supporto di cui 1.288, pari al 78%, da parte di donne “nuove”.”

La rilevazione D.i.Re ha permesso di fare alcune considerazioni:

Rispetto ai contatti “usuali”, ovvero in assenza di lockdown, in questo periodo ben oltre 1.300 donne in più si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re. Nel 2018 le donne “nuove”, ovvero che si erano rivolte a per la prima volta un centro antiviolenza D.i.Re rappresentavano il 78% del totale, in questo periodo rappresentano soltanto il 33%.Le donne che hanno richiesto ospitalità sono il 6%.Le donne che hanno chiamato tramite il 1522 soltanto il 4,6%“.

Nella rilevazione precedente che si riferisce al periodo dal 2 marzo al 5 aprile 2020, i centri D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.983 donne, di cui soltanto 836, pari al 28%, sono contatti “nuovi”, mentre le restanti 2.147 erano donne già in contatto con le operatrici di un centro antiviolenza D.i.Re, con una media di 36 donne per centro.Alcuni centri hanno avuto un numero di contatti superiore a 120 fino a oltre 300.Nell’ultima rilevazione dati D.i.Re (2018) le donne che si sono rivolte ai nostri centri in un anno sono state 19.715, di cui 15.456 erano donne “nuove”, ovvero che si erano rivolte per la prima volta a un centro antiviolenza, con una media mensile di 1.643 richieste di supporto di cui 1.288, pari al 78%, da parte di donne “nuove”.

Senza dubbio le misure del Governo sulla limitazione di spostamenti ha influito sulle possibilità delle donne di chiedere aiuto e per questo sono state prese misure come la diffusione di spot televisivi, o da far circolare sui social e su whatsapp per informare le donne che i Centri antiviolenza erano aperti e che mantenevano in essere il servizio di accoglienza, ospitalità ed emergenza.

Nei prossimi giorni si andrà verso l’apertura e i Centri antiviolenza riprenderanno ad accogliere le donne seppur con accortezze quali la dotazione di mascherine per le operatrici che le metteranno a disposizione delle donne, l’uso di gel e guanti e la sanificazione quotidiana deglio ambienti perchè il Covid-19 non ha fermato la violenza ma non ha fermato nemmeno i Centri antiviolenza della rete D.i.Re.

@nadiesdaa

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